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“Un Pezzo alla Volt…
 
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"Un Pezzo alla Volta" – Il forum delle storie collettive!

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(@theend)
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Mira non rispose subito. Al contrario, si voltò verso l’unico finestrino del furgone e lo colpì due volte con le nocche. Come se fosse un segnale. Il veicolo rallentò. «Lo scoprirai presto. Ma prima devi incontrare gli altri. Quelli come te.»

 

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 asia
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(@asia)
Registrato: 1 mese fa

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silenzio…… nessuno parlava, ma tutti ascoltavano qualcosa che io non riuscivo a sentire.un ronzio? un ricordo? non so…
mi voltai su mirasperando in una spiegazione, ma i suoi occhi erano fissi su maipiu’, che stringeva un taccuino tra le mani come fosse un tesoro. Poi ruppe il silenzio
“tu sei diverso” disse ” lo sento, ma non so se e’ un bene o un male”
restai zitto
“dobbiamo andare” disse theend con voce decisa.

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(@mrlove)
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Registrato: 1 mese fa

Risposi, nel Nuovo Mondo? 

Perché prima dove eravamo ? ussignurrr ma è tutto vero o sto sognando ?

Il mondo attuale è il mondo reale o sono immerso nel sognare un mondo irreale?, un mondo che non esiste, ma esiste nella mia mente ?

 

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(@tonsillino)
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Registrato: 4 settimane fa

O almeno era quello che credevo di aver detto, invece, mentre il ragazzo mingherlino mi stava portando via sottobraccio come una baguette, io fissavo il vuoto senza riuscire a proferir parola. Troppe informazioni. Troppe assurdità. La rabbia mi stava montando dentro come panna sul gelato.

Poi esplosi.

“Eh no cazzarola! Ora mi spiegate meglio! Mi sono rotto le palle di tutti questi misteri!”

Mi risvegliai con il mal di testa.

“Oh no di nuovo..” pensai.

Annusai meglio l’aria perchè sentivo odore di cibo, la pancia mi borbottava. 

“Forse almeno si mangia!” pensavo tra me e me mentre mi alzavo e mi dirigevo verso la fonte di quell’invitante profumino.

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Topic starter
(@theend)
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Registrato: 1 mese fa

Mi ritrovai davanti a una piccola tavola imbandita, con piatti fumanti e una sorta di “colazione” che non somigliava esattamente a ciò che conoscevo. Mira era già seduta, intenta a mangiare con calma, come se il caos che ci circondava fosse solo un altro giorno normale. Asia, invece, mi stava osservando dall’altro lato della stanza, un’espressione che tradiva una preoccupazione che non riusciva a nascondere del tutto.
Non ci fu nemmeno bisogno di chiedere. Il ragazzo mingherlino, Tonsillino, si fece avanti e mi lanciò un piatto con una specie di uovo strapazzato che non aveva la minima sembianza di un uovo. Guardai meglio: sembrava più una poltiglia gialla con dei puntini neri che galleggiavano dentro.
“Che cos’è questo?” chiesi, guardandolo con aria di disgusto.
Lui fece spallucce, senza sembrare particolarmente preoccupato per la mia reazione. “A te non piacerà. Ma ci farà sopravvivere. È nutriente… più o meno.”
Non mi sembrava la risposta più rassicurante, ma mi limitai a masticare, sperando che il mio stomaco non ribaltasse il suo contenuto prima di aver finito il pasto.
Nel frattempo, TheEnd stava scrutando la porta. Qualcosa non andava. Non riuscivo a capire se fosse preoccupato per la situazione o se stesse solo pensando a quello che avrebbe fatto dopo. Quando parlava, la sua voce aveva sempre un tono distante, come se fosse in un’altra dimensione, una che non riuscivamo a percepire.
Asia però non sembrava d’accordo con lui. “Dobbiamo fare qualcosa,” disse con un tono di voce più deciso. “Non possiamo rimanere qui a girarci i pollici. La mia memoria è troppo confusa per stare tranquilla.”
Tonsillino si avvicinò a Asia, scuotendo la testa. “Asia, calma, per favore. Non siamo pronti. Non ancora.”
“E quando lo saremo?” ribatté Asia, sollevando lo sguardo per la prima volta dal suo piatto vuoto.
MaiPiù, nel frattempo, sembrava più che mai concentrato sul suo taccuino. Ogni tanto scriveva qualcosa velocemente, senza dare troppo peso a quello che succedeva intorno. Era come se stesse aspettando che il mondo gli rivelasse qualcosa di cruciale. Eppure, quel taccuino sembrava nascere per raccogliere segreti, non per fare domande.
Mi stavo ormai abituando a quel caos, a quella stranezza che aleggiava in ogni angolo. Poi, proprio mentre stavo cercando di capire se quel cibo avesse un sapore o se fosse solo la mia mente a fare delle strane connessioni, mi accorsi di qualcosa. Una piccola foto, nascosta sotto un piatto, che sembrava essere stata lì da chissà quanto tempo. La presi, incuriosito.
Era una foto di una ragazza. Una ragazza con gli occhi scuri, capelli lunghissimi neri e un sorriso che… non riuscivo a collocare. Eppure, quella ragazza mi sembrava familiare. In qualche modo, la conoscevo.
“Chi è questa?” chiesi a voce bassa, sperando che qualcuno potesse rispondere.
TheEnd si voltò lentamente, fissandomi con quella sua espressione enigmatica. Poi, senza scomporsi, disse: “Lei si chiama Mia. E quella foto… ti sta portando a lei. Ma attenzione. Non è facile trovarla. E quando la troverai, nulla sarà più come prima.”
Il mio cuore batté forte. La foto tremava nelle mie mani. Mia… chi era Mia? E perché quella foto sembrava una chiave per capire tutto questo?
“Basta chiacchiere,” intervenne Mira, facendo un gesto con la mano, “c’è una strada che dobbiamo percorrere. La foto… sarà importante, lo sento.”
E mentre parlava, Tonsillino si avvicinò e, con il suo solito tono di chi non riesce mai a fermarsi, mi fece un’occhiata complice. “Non dico che è facile, ma con una scarsa resistenza fisica come la mia, potremmo sempre trovare il modo per ‘scivolare via’ senza farci notare, eh?”
A quel punto, tutto sembrava chiaro, almeno per un attimo: la mia missione era trovare gli altri. E Mia, quella ragazza che appariva così familiare… forse era la chiave.

All’improvviso la porta si spalancò con un colpo secco.
Una figura alta, col cappuccio fradicio di pioggia e gli occhi accesi di urgenza, entrò senza chiedere permesso. Era MrLove.
«Avete perso la bussola!» tuonò, la voce ferma come un taglio. «Continuate a inseguire visioni e fotografie mentre là fuori il mondo si spegne. L’unica cosa che conta adesso è sopravvivere. Tutto il resto , Mia, le fratture, i ricordi , ci ucciderà. E se non cambiate rotta, vi trascinerete dietro anche me.»

Un silenzio teso calò nella stanza.

Poi TheEnd si alzò lentamente, avvicinandosi a MrLove con passo sicuro. Il suo sguardo era impassibile, ma negli occhi brillava una determinazione spietata.

«MrLove… tu parli di sopravvivenza, ma hai dimenticato che chi vive solo per sopravvivere è già morto.
Hai paura del caos perché ti rifiuti di capirlo.
Non è la fame che ci distrugge, ma la cecità.
Le risposte sono nel disordine, non nella fuga.
Chi ignora il significato, cammina verso l’oblio.
E tu, con il tuo pragmatismo sterile… sei già a metà strada.»
MrLove abbassò lentamente lo sguardo, come se quelle parole gli avessero strappato via una corazza.
Respirò a fondo, poi fece un passo avanti, tendendo la mano.
«Forse hai ragione. Io vedevo solo il pericolo. Tu… vedi oltre.»
TheEnd lo guardò per un lungo istante, poi strinse quella mano, forte, senza dire nulla.
In quell’attimo silenzioso, tra due uomini così diversi, nacque qualcosa di raro: una tregua vera.
MaiPiù, fino ad allora in silenzio, alzò lo sguardo dal suo taccuino logoro e disse con voce bassa e profonda:
«Quando l’oscurità ci dividerà, saranno quei legami a guidarci. Non la forza, né la paura. Solo chi avrà il coraggio di vedere con il cuore potrà riscrivere il destino di questo nuovo mondo.»

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