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"Un Pezzo alla Volta" – Il forum delle storie collettive!

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(@theend)
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Mira non rispose subito. Al contrario, si voltò verso l’unico finestrino del furgone e lo colpì due volte con le nocche. Come se fosse un segnale. Il veicolo rallentò. «Lo scoprirai presto. Ma prima devi incontrare gli altri. Quelli come te.»

 

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 asia
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(@asia)
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silenzio…… nessuno parlava, ma tutti ascoltavano qualcosa che io non riuscivo a sentire.un ronzio? un ricordo? non so…
mi voltai su mirasperando in una spiegazione, ma i suoi occhi erano fissi su maipiu’, che stringeva un taccuino tra le mani come fosse un tesoro. Poi ruppe il silenzio
“tu sei diverso” disse ” lo sento, ma non so se e’ un bene o un male”
restai zitto
“dobbiamo andare” disse theend con voce decisa.

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(@mrlove)
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Risposi, nel Nuovo Mondo? 

Perché prima dove eravamo ? ussignurrr ma è tutto vero o sto sognando ?

Il mondo attuale è il mondo reale o sono immerso nel sognare un mondo irreale?, un mondo che non esiste, ma esiste nella mia mente ?

 

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(@tonsillino)
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O almeno era quello che credevo di aver detto, invece, mentre il ragazzo mingherlino mi stava portando via sottobraccio come una baguette, io fissavo il vuoto senza riuscire a proferir parola. Troppe informazioni. Troppe assurdità. La rabbia mi stava montando dentro come panna sul gelato.

Poi esplosi.

“Eh no cazzarola! Ora mi spiegate meglio! Mi sono rotto le palle di tutti questi misteri!”

Mi risvegliai con il mal di testa.

“Oh no di nuovo..” pensai.

Annusai meglio l’aria perchè sentivo odore di cibo, la pancia mi borbottava. 

“Forse almeno si mangia!” pensavo tra me e me mentre mi alzavo e mi dirigevo verso la fonte di quell’invitante profumino.

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(@theend)
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Mi ritrovai davanti a una piccola tavola imbandita, con piatti fumanti e una sorta di “colazione” che non somigliava esattamente a ciò che conoscevo. Mira era già seduta, intenta a mangiare con calma, come se il caos che ci circondava fosse solo un altro giorno normale. Asia, invece, mi stava osservando dall’altro lato della stanza, un’espressione che tradiva una preoccupazione che non riusciva a nascondere del tutto.
Non ci fu nemmeno bisogno di chiedere. Il ragazzo mingherlino, Tonsillino, si fece avanti e mi lanciò un piatto con una specie di uovo strapazzato che non aveva la minima sembianza di un uovo. Guardai meglio: sembrava più una poltiglia gialla con dei puntini neri che galleggiavano dentro.
“Che cos’è questo?” chiesi, guardandolo con aria di disgusto.
Lui fece spallucce, senza sembrare particolarmente preoccupato per la mia reazione. “A te non piacerà. Ma ci farà sopravvivere. È nutriente… più o meno.”
Non mi sembrava la risposta più rassicurante, ma mi limitai a masticare, sperando che il mio stomaco non ribaltasse il suo contenuto prima di aver finito il pasto.
Nel frattempo, TheEnd stava scrutando la porta. Qualcosa non andava. Non riuscivo a capire se fosse preoccupato per la situazione o se stesse solo pensando a quello che avrebbe fatto dopo. Quando parlava, la sua voce aveva sempre un tono distante, come se fosse in un’altra dimensione, una che non riuscivamo a percepire.
Asia però non sembrava d’accordo con lui. “Dobbiamo fare qualcosa,” disse con un tono di voce più deciso. “Non possiamo rimanere qui a girarci i pollici. La mia memoria è troppo confusa per stare tranquilla.”
Tonsillino si avvicinò a Asia, scuotendo la testa. “Asia, calma, per favore. Non siamo pronti. Non ancora.”
“E quando lo saremo?” ribatté Asia, sollevando lo sguardo per la prima volta dal suo piatto vuoto.
MaiPiù, nel frattempo, sembrava più che mai concentrato sul suo taccuino. Ogni tanto scriveva qualcosa velocemente, senza dare troppo peso a quello che succedeva intorno. Era come se stesse aspettando che il mondo gli rivelasse qualcosa di cruciale. Eppure, quel taccuino sembrava nascere per raccogliere segreti, non per fare domande.
Mi stavo ormai abituando a quel caos, a quella stranezza che aleggiava in ogni angolo. Poi, proprio mentre stavo cercando di capire se quel cibo avesse un sapore o se fosse solo la mia mente a fare delle strane connessioni, mi accorsi di qualcosa. Una piccola foto, nascosta sotto un piatto, che sembrava essere stata lì da chissà quanto tempo. La presi, incuriosito.
Era una foto di una ragazza. Una ragazza con gli occhi scuri, capelli lunghissimi neri e un sorriso che… non riuscivo a collocare. Eppure, quella ragazza mi sembrava familiare. In qualche modo, la conoscevo.
“Chi è questa?” chiesi a voce bassa, sperando che qualcuno potesse rispondere.
TheEnd si voltò lentamente, fissandomi con quella sua espressione enigmatica. Poi, senza scomporsi, disse: “Lei si chiama Mia. E quella foto… ti sta portando a lei. Ma attenzione. Non è facile trovarla. E quando la troverai, nulla sarà più come prima.”
Il mio cuore batté forte. La foto tremava nelle mie mani. Mia… chi era Mia? E perché quella foto sembrava una chiave per capire tutto questo?
“Basta chiacchiere,” intervenne Mira, facendo un gesto con la mano, “c’è una strada che dobbiamo percorrere. La foto… sarà importante, lo sento.”
E mentre parlava, Tonsillino si avvicinò e, con il suo solito tono di chi non riesce mai a fermarsi, mi fece un’occhiata complice. “Non dico che è facile, ma con una scarsa resistenza fisica come la mia, potremmo sempre trovare il modo per ‘scivolare via’ senza farci notare, eh?”
A quel punto, tutto sembrava chiaro, almeno per un attimo: la mia missione era trovare gli altri. E Mia, quella ragazza che appariva così familiare… forse era la chiave.

All’improvviso la porta si spalancò con un colpo secco.
Una figura alta, col cappuccio fradicio di pioggia e gli occhi accesi di urgenza, entrò senza chiedere permesso. Era MrLove.
«Avete perso la bussola!» tuonò, la voce ferma come un taglio. «Continuate a inseguire visioni e fotografie mentre là fuori il mondo si spegne. L’unica cosa che conta adesso è sopravvivere. Tutto il resto , Mia, le fratture, i ricordi , ci ucciderà. E se non cambiate rotta, vi trascinerete dietro anche me.»

Un silenzio teso calò nella stanza.

Poi TheEnd si alzò lentamente, avvicinandosi a MrLove con passo sicuro. Il suo sguardo era impassibile, ma negli occhi brillava una determinazione spietata.

«MrLove… tu parli di sopravvivenza, ma hai dimenticato che chi vive solo per sopravvivere è già morto.
Hai paura del caos perché ti rifiuti di capirlo.
Non è la fame che ci distrugge, ma la cecità.
Le risposte sono nel disordine, non nella fuga.
Chi ignora il significato, cammina verso l’oblio.
E tu, con il tuo pragmatismo sterile… sei già a metà strada.»
MrLove abbassò lentamente lo sguardo, come se quelle parole gli avessero strappato via una corazza.
Respirò a fondo, poi fece un passo avanti, tendendo la mano.
«Forse hai ragione. Io vedevo solo il pericolo. Tu… vedi oltre.»
TheEnd lo guardò per un lungo istante, poi strinse quella mano, forte, senza dire nulla.
In quell’attimo silenzioso, tra due uomini così diversi, nacque qualcosa di raro: una tregua vera.
MaiPiù, fino ad allora in silenzio, alzò lo sguardo dal suo taccuino logoro e disse con voce bassa e profonda:
«Quando l’oscurità ci dividerà, saranno quei legami a guidarci. Non la forza, né la paura. Solo chi avrà il coraggio di vedere con il cuore potrà riscrivere il destino di questo nuovo mondo.»

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 asia
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(@asia)
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Mira si alzò lentamente, lasciando che la sedia emettesse un cigolio che sembrava l’eco di un mondo stanco. La sua voce, però, era limpida.
«Allora è deciso. Si parte. Ognuno di noi sa qualcosa, anche se ancora non sa di saperlo. La strada non sarà chiara, ma la direzione sì: Mia.»

Asia annuì, ma i suoi occhi non si staccavano dalla finestra, dove la pioggia aveva ripreso a battere con una costanza ipnotica.
«Se davvero Mia è la chiave, allora qualcuno o qualcosa cercherà di fermarci. E non possiamo più permetterci dubbi.»

Tonsillino si aggiustò lo zaino – troppo grande per il suo corpo esile – e borbottò qualcosa su quanto gli mancassero i cereali. Poi, guardò tutti e fece un sorriso storto.
«Io ci sto. Tanto non ho mai saputo stare fermo. E se moriamo… almeno avrò provato un’avventura.»

TheEnd annuì.
«Niente più rifugi. Niente più attese. Partiamo adesso. Verso Est. C’è una stazione, o quel che ne resta. Se Mia è reale, se quella foto è un segnale, ci sarà un treno che ci porterà più vicino a lei.»

MrLove si voltò verso la porta ancora socchiusa. Fuori, la pioggia disegnava righe verticali sul mondo.
«Allora io guido. E se qualcosa ci ostacolerà… sarò il primo a farle da scudo.»

MaiPiù infilò con cura il taccuino dentro la giacca, come se custodisse un frammento d’anima.
«Scriverò ogni passo, anche se dovesse essere l’ultimo. La memoria sarà la nostra arma.»

Si misero in marcia in silenzio. L’umidità li accolse con una stretta gelida mentre si lasciavano alle spalle quella stanza piena di tensioni e rivelazioni. Camminarono tra rovine e segnali corrotti, tra vecchie insegne storte e auto senza vita, mentre la pioggia tamburellava costante, quasi a scandire un ritmo segreto.

Poi, quando il cielo sembrava farsi più cupo del solito, Asia si fermò bruscamente.

«Aspettate. Sentite anche voi?»

Tutti si immobilizzarono. Un suono, flebile ma costante, arrivava da lontano. Come… una melodia. Una ninnananna.

TheEnd strinse gli occhi.
«Non è possibile. Questa canzone… Mia la cantava. La cantava quando…»

Il suono divenne più chiaro, come se fosse trasmesso da una vecchia radio rotta. Proveniva da un vicolo laterale, nascosto tra due muri anneriti.

Mira non esitò. Entrò per prima, guidata da un istinto più forte della paura.

All’interno, trovarono un apparecchio arrugginito su una cassa di legno. Da lì usciva la melodia. E sopra, un nuovo oggetto: un frammento di specchio. Ma non rifletteva il presente. Rifletteva un volto. Il volto di Mia.

Tonsillino deglutì.
«Ok. Adesso è ufficiale. Lei ci sta parlando. Non so come, non so da dove… ma ci sta guidando.»

MrLove accese una torcia.
«Allora muoviamoci. Finché c’è musica, c’è speranza.»

E così, nel cuore di una città sventrata, tra pioggia, ombre e frammenti di un passato dimenticato, il gruppo proseguì. Alla ricerca di Mia. Alla ricerca di un senso.

Perché qualcosa, nell’aria, diceva che lei li stava aspettando. E il tempo… stava per finire.

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(@theend)
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Il gruppo proseguiva, ormai erano giorni che camminavano tra rovine e resti di una civiltà ormai debellata, distrutta, sepolta.

“Ragazzi…..esclamò Tonsillino, qui c’è un burrone, fermatevi”. Tutti immobili sul ciglio di quel burrone, Asia riusci a vedere in lontananza una macchina distrutta li nel vuoto e accanto ad essa un corpo.

Nel mentre MaiPiu continuava a scrivere sul suo taquino come se tutto attorno a sé fosse inesistente, ma aveva uno sguardo attento quando ti guardava diritto negli occhi.

Mira intanto si chiedeva chi fosse quell’uomo accanto a quella macchina, chiedendo a Mr Love e TheEnd di scendere in qualche modo e prestare soccorso all’uomo nel caso fosse stato ancora vivo!

Scesero e quando arrivarono da quell’uomo TheEnd esclamò stupito <Non ci credo è ancora vivo> nel frattempo MrLove guardava mell’auto trovando i documenti dell’uomo, il suo nome era Fenix.

Al suo risveglio l’unica cosa che fu in grado di dire fú “Non andate oltre il Burrone”.

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